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chi siamo

CIPì siamo noi. Un collettivo di insegnanti precari/e e inoccupati/e della scuola secondaria superiore. Noi che abbiamo studiato, ci siamo laureati, specializzati, dottorati, masterizzati, convinti/e che il nostro sapere e la nostra umanità potessero assumere un giorno un ruolo e un valore sociale. Ci troviamo, invece, ad essere la prima generazione che ha meno diritti, meno speranze e meno futuro di quella che l’ha preceduta. CIPì ne vuole discutere con tutti, nelle piazze, nelle assemblee, nelle scuole, nelle università, nel nascente movimento di difesa dell’istruzione pubblica in particolare e della giustizia sociale in generale.CIPì siamo noi, ma soprattutto siete voi: colleghi insegnanti precari/e e inoccupati/e, che vogliono imparare (ancora, daccapo, di nuovo) a lottare, a cui rivolgiamo il nostro appello: diamo vita e voce a CIPì, tutti insieme. Facciamoci sentire.

mercoledì 27 gennaio 2010

Lettera aperta agli insegnanti di religione cattolica

Cara collega, Caro collega,
come certamente saprai, o come piacevolmente scoprirai nei prossimi giorni, la tua busta paga di insegnante di religione cattolica sarà da ora in poi più pesante. Tale aumento, però, è riservato solo a voi insegnanti di religione che, certamente vostro malgrado, vi trovate ad essere complici di una discriminazione di fatto e diventate, senza colpa alcuna, categoria privilegiata. Infatti, mentre migliaia di precari sono rimasti a casa, e mente decine di migliaia di altri sono in attesa di essere immessi a ruolo, centinaia di migliaia di insegnanti di ruolo sono impegnati ancora una volta nell'eterna battaglia per il rinnovo del contratto.
Nel pieno di una crisi economica che non ci lasceremo alle spalle senza ferite, i tagli decisi dal ministro Gelmini e il mancato rinnovo del contratto non possono che aggravare situazioni economiche spesso difficili. Non solo il potere d'acquisto di chi un tempo era ceto medio si riduce sempre più, ma innumerevoli nuclei familiari e giovani coppie si trovano senza l'apporto, benché magro, dello stipendio di un insegnante precario. Il privilegio, in una cornice simile, diventa odioso. Ma non è contro di voi che puntiamo il dito. Al contrario, è in nome dell'equità e della solidarietà che si fa contenuto specifico della vostra disciplina e dottrina che vi chiediamo di affiancarci in una battaglia per il riconoscimento della parità di diritti e di trattamento a parità di mansioni e doveri; è accanto a noi, in una battaglia sociale manifestamente giusta che vi chiediamo di essere e prendere posizione. Trasformiamo, in nome della pura e semplice, umana solidarietà il privilegio assegnatovi da un legislatore ottuso in un diritto di cui godere insieme.

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