Il Coordinamento Insegnanti Precarie/i e Inoccupate/i CIPì organizza
Mercoledì 30 settembre alle ore 17:00 un presidio presso il cavalcavia davanti all'ingresso della Fortezza da Basso. Esporremo uno striscione in difesa della scuola pubblica, gravemente minacciata dalle politiche del governo e per promuovere la manifestazione nazionale delle/dei docenti precarie/i del 3 ottobre a Roma.
42.000 docenti in meno in quest’anno scolastico; 90.000 docenti in meno entro il 2012; 45.000 tecnici-amministrativi in meno entro il 2012.
Il più grande licenziamento in tronco della storia della Repubblica italiana.
La scuola voluta a suon di tagli indiscriminati dalla ministra Gelmini è
più inefficiente: è difficile pensare che diminuire finanziamenti e personale mentre aumenta il numero degli studenti iscritti migliori il funzionamento della vita scolastica!
più scadente: più alunni per classe (fino a un massimo di 33), meno ore di lezione e più ore di lavoro dei docenti occupati (da 18 a 24). Che fine faranno la qualità della didattica, il rapporto educativo, l’accuratezza della valutazione, la disciplina?
più insicura: con l’incremento del numero degli studenti per classe le norme di sicurezza indicate dalla legge 626 saranno sistematicamente violate.
Si aumentano dell’11% le spese militari, ma si tagliano di otto miliardi di euro quelle destinate alla pubblica istruzione. Grazie alla Gelmini, la percentuale del PIL che l’Italia investe nella pubblica istruzione è la più bassa di tutti i paesi dell’OCSE (il 3,9% contro una media del 5,5%) proprio mentre l’OCSE indica l’investimento nella formazione come l’unica via d’uscita dalla crisi planetaria.In gioco non ci sono “solo” 150.000 posti di lavoro (e scusate se è poco) tra docenti e personale tecnico amministrativo cancellati in nome del risparmio a senso unico, ma anche e soprattutto la sopravvivenza stessa di un sistema di istruzione pubblico.
Il paese ha bisogno della scuola pubblica,
la scuola pubblica ha bisogno di docenti.
SABATO 3 OTTOBRE a ROMA
MANIFESTAZIONE NAZIONALE
per la difesa e il rilancio della scuola pubblica
Pullman in partenza dal Saschall alle 9,30 - prezzo 12 euro per precarie/i e disoccupate/i, 19 per occupati.
Per informazioni e prenotazioni:
francesca: francesca.dyma@gmail.com -
simona: simona_mazzoni@yahoo.it
oppure telefonare a: francesca: 335 6343716 - simona: 340 6728818
CIPI’ Collettivo insegnanti precari e/o inoccupati
Firenze
mercoledì 30 settembre 2009
sabato 26 settembre 2009
Il 3 ottobre tutt* a Roma!!
Il Coordinamento Insegnanti Precarie/i e Inoccupate/i di Firenze CIPì aderisce e partecipa alla manifestazione nazionale dei precari e delle precarie della scuola indetta dal CPS (Coordinamento Precari Scuola) per il giorno 3 ottobre
· Per il blocco dei tagli
· Per la stabilizzazione del personale precario
· Per una scuola pubblica, laica, di qualità, per tutte e tutti
· Perché più scuola è uguale a più democrazia
CIPì organizza la trasferta a Roma in pullmann: la partenza è prevista sabato 3 alle ore 9:30 dal Saschall.
Per informazioni e prenotazioni
cipiscuola@gmail.com
Francesca: 3356343716
Simona: 3406728818
· Per il blocco dei tagli
· Per la stabilizzazione del personale precario
· Per una scuola pubblica, laica, di qualità, per tutte e tutti
· Perché più scuola è uguale a più democrazia
CIPì organizza la trasferta a Roma in pullmann: la partenza è prevista sabato 3 alle ore 9:30 dal Saschall.
Per informazioni e prenotazioni
cipiscuola@gmail.com
Francesca: 3356343716
Simona: 3406728818
L’istruzione non è un’eccedenza.
Il/la docente precario/a: chi è?
E’ quel/la docente che non ha un posto (fisso) in una scuola (fissa), bensì viene chiamato dalla scuola che ne ha bisogno per un incarico annuale o più breve.
Quando un posto fisso è vacante (per es. in seguito ad un pensionamento) e nessun insegnante viene assunto dallo Stato per ri-occuparlo, allora esso viene coperto da un/a docente precario/a con incarico annuale. Quando invece un docente si assenta temporaneamente per vari motivi (per es. una gravidanza) allora viene chiamato un/a docente precario/a con incarico temporaneo.
Tutte/i le/i docenti precarie/i sono inserite/i in una graduatoria provinciale pubblica alla quale si accede solo in seguito al conseguimento di una abilitazione all'insegnamento.
Siccome lo Stato per risparmiare copre con nuove assunzioni solo una minima percentuale dei posti vacanti, negli ultimi anni il numero delle/dei precarie/i nelle scuole è enormemente lievitato.
Come si vede, i/le docenti precari non costituiscono una eccedenza rispetto al numero degli insegnanti necessari al normale funzionamento della scuola: al contrario, sono una componente indispensabile senza la quale, semplicemente, la scuola non potrebbe andare avanti.
Pensate infatti che cosa accadrebbe se le cattedre dei docenti che vanno in pensione rimanessero vacanti o se nessuno provvedesse a sostituire l’insegnante che si assenta per una gravidanza, tanto per fare un esempio.
E' su queste risorse essenziali che la ministra Gelmini ha operato il suo taglio dissennato.
Come ha fatto?
Semplice: ha messo più alunni in ogni classe (fino a un massimo di 33), ha ridotto le ore di lezione (per es. 2 ore in meno di materie letterarie alle medie) e ha aumentato le ore di lavoro dei docenti occupati (da 18 a 24). Ha ottenuto così una drastica diminuzione del numero dei posti disponibili nella scuola.
Risultato: 40.000 docenti precari senza lavoro in quest'anno scolastico; 150.000 previsti entro il 2011.
Il più grande licenziamento in tronco della storia della Repubblica italiana.
In tronco: perché i docenti precari in quanto non-assunti godono solo di non-diritti e li si può utilizzare e rottamare a piacimento secondo le esigenze del governo di turno.
Perché la Gelmini ha operato questi tagli dissennati?
Certo non per migliorare l’efficienza della scuola pubblica. E’ difficile pensare che diminuire i finanziamenti e il personale migliori il funzionamento della vita scolastica.
Certo non per migliorarne la qualità. Con 30-35 studenti per classe la qualità della didattica, il rapporto educativo, la valutazione, la disciplina: che fine faranno?
Certo non per aumentarne la sicurezza. Con l’incremento del numero degli studenti per classe le norme di sicurezza indicate dalla legge 626 saranno sistematicamente violate.
La scuola della Gelmini è più inefficiente, più scadente, più insicura di prima.
La ragione di tanto sfacelo è una sola: il risparmio.
Un risparmio a senso unico - si aumentano dell’11% le spese militari, ma si tagliano di otto miliardi di euro (sì, avete capito bene: otto miliardi di euri) quelle destinate alla pubblica istruzione.
Un risparmio mirato. La distruzione della scuola pubblica e la privatizzazione dell’intero sistema scolastico sono le linee-guida della politica scelerata del governo.
Grazie alla Gelmini, la percentuale del PIL che l’Italia investe nella pubblica istruzione è la più bassa di tutti i paesi dell’OCSE (il 3,9% contro una media del 5,5%) proprio mentre l’OCSE indica l’investimento nella formazione come l’unica via d’uscita dalla crisi planetaria.
E allora in gioco non ci sono “solo” 150.000 posti di lavoro (e scusate se è poco) cancellati in nome del risparmio a senso unico, ma anche e soprattutto la sopravvivenza stessa di un sistema di istruzione pubblico, baluardo indispensabile contro la barbarie dilagante e l’ignoranza di regime.
E’ quel/la docente che non ha un posto (fisso) in una scuola (fissa), bensì viene chiamato dalla scuola che ne ha bisogno per un incarico annuale o più breve.
Quando un posto fisso è vacante (per es. in seguito ad un pensionamento) e nessun insegnante viene assunto dallo Stato per ri-occuparlo, allora esso viene coperto da un/a docente precario/a con incarico annuale. Quando invece un docente si assenta temporaneamente per vari motivi (per es. una gravidanza) allora viene chiamato un/a docente precario/a con incarico temporaneo.
Tutte/i le/i docenti precarie/i sono inserite/i in una graduatoria provinciale pubblica alla quale si accede solo in seguito al conseguimento di una abilitazione all'insegnamento.
Siccome lo Stato per risparmiare copre con nuove assunzioni solo una minima percentuale dei posti vacanti, negli ultimi anni il numero delle/dei precarie/i nelle scuole è enormemente lievitato.
Come si vede, i/le docenti precari non costituiscono una eccedenza rispetto al numero degli insegnanti necessari al normale funzionamento della scuola: al contrario, sono una componente indispensabile senza la quale, semplicemente, la scuola non potrebbe andare avanti.
Pensate infatti che cosa accadrebbe se le cattedre dei docenti che vanno in pensione rimanessero vacanti o se nessuno provvedesse a sostituire l’insegnante che si assenta per una gravidanza, tanto per fare un esempio.
E' su queste risorse essenziali che la ministra Gelmini ha operato il suo taglio dissennato.
Come ha fatto?
Semplice: ha messo più alunni in ogni classe (fino a un massimo di 33), ha ridotto le ore di lezione (per es. 2 ore in meno di materie letterarie alle medie) e ha aumentato le ore di lavoro dei docenti occupati (da 18 a 24). Ha ottenuto così una drastica diminuzione del numero dei posti disponibili nella scuola.
Risultato: 40.000 docenti precari senza lavoro in quest'anno scolastico; 150.000 previsti entro il 2011.
Il più grande licenziamento in tronco della storia della Repubblica italiana.
In tronco: perché i docenti precari in quanto non-assunti godono solo di non-diritti e li si può utilizzare e rottamare a piacimento secondo le esigenze del governo di turno.
Perché la Gelmini ha operato questi tagli dissennati?
Certo non per migliorare l’efficienza della scuola pubblica. E’ difficile pensare che diminuire i finanziamenti e il personale migliori il funzionamento della vita scolastica.
Certo non per migliorarne la qualità. Con 30-35 studenti per classe la qualità della didattica, il rapporto educativo, la valutazione, la disciplina: che fine faranno?
Certo non per aumentarne la sicurezza. Con l’incremento del numero degli studenti per classe le norme di sicurezza indicate dalla legge 626 saranno sistematicamente violate.
La scuola della Gelmini è più inefficiente, più scadente, più insicura di prima.
La ragione di tanto sfacelo è una sola: il risparmio.
Un risparmio a senso unico - si aumentano dell’11% le spese militari, ma si tagliano di otto miliardi di euro (sì, avete capito bene: otto miliardi di euri) quelle destinate alla pubblica istruzione.
Un risparmio mirato. La distruzione della scuola pubblica e la privatizzazione dell’intero sistema scolastico sono le linee-guida della politica scelerata del governo.
Grazie alla Gelmini, la percentuale del PIL che l’Italia investe nella pubblica istruzione è la più bassa di tutti i paesi dell’OCSE (il 3,9% contro una media del 5,5%) proprio mentre l’OCSE indica l’investimento nella formazione come l’unica via d’uscita dalla crisi planetaria.
E allora in gioco non ci sono “solo” 150.000 posti di lavoro (e scusate se è poco) cancellati in nome del risparmio a senso unico, ma anche e soprattutto la sopravvivenza stessa di un sistema di istruzione pubblico, baluardo indispensabile contro la barbarie dilagante e l’ignoranza di regime.
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