CIPì siamo noi. Un collettivo di insegnanti precari/e e inoccupati/e della scuola secondaria superiore. Noi che abbiamo studiato, ci siamo laureati, specializzati, dottorati, masterizzati, convinti/e che il nostro sapere e la nostra umanità potessero assumere un giorno un ruolo e un valore sociale.
Ci troviamo, invece, ad essere la prima generazione che ha meno diritti, meno speranze e meno futuro di quella che l’ha preceduta.
CIPì ne vuole discutere con tutti, nelle piazze, nelle assemblee, nelle scuole, nelle università, nel nascente movimento di difesa dell’istruzione pubblica in particolare e della giustizia sociale in generale.CIPì siamo noi, ma soprattutto siete voi: colleghi insegnanti precari/e e inoccupati/e, che vogliono imparare (ancora, daccapo, di nuovo) a lottare, a cui rivolgiamo il nostro appello: diamo vita e voce a CIPì, tutti insieme. Facciamoci sentire.
IL GOVERNO TAGLIA IL FUTURO DI TUTTE/I vieni a saperne di più
MARTEDI' 1 DICEMBRE alle ore 18 presso l' ITI L. DA VINCI in via del Terzolle 91
ASSEMBLEA PUBBLICA DI CIPI'
per
1. diffondere, discutere e condividere la nostra piattaforma di lotta;
2. informare tutti i presenti sulle conseguenze immediate e concrete della controriforma Gelmini (licenziamenti e quant'altro);
3. creare un movimento di difesa dell'istruzione pubblica in generale.
Sarà un'assemblea aperta ai colleghi in ruolo e precari ed alle realtà che partecipano all'assemblea cittadina (genitori, studenti di scuole superiore ed universitari eccetera) perchè tutti sono in pericolo!
scaricate e diffondente i volantini dell'iniziativa:
Il Coordinamento Nazionale dei Precari della Scuola, proseguendo la sua azione a favore di una scuola pubblica, laica e di qualità, ha elaborato un documento che fotografa e analizza la drammatica situazione del sistema dell'istruzione italiana.
Come era negli intenti, tale documento ha costituito la base di una piattaforma rivendicativa sulla quale il CPS ha proclamato uno sciopero nazionale della scuola, chiedendo ai sindacati, senza esclusioni pregiudiziali, di aderire alla piattaforma proposta.
Come Cipì, abbiamo così avviato, a livello locale, un percorso di revisione e rielaborazione del documento nazionale, dando vita, con i sindacati che si sono resi disponibili al confronto - Flc-Cgil, Cobas e Gilda - ad un tavolo comune, che ha condotto ad una stesura condivisa di tale documento.
Invitiamo tutti a firmare la petizione e a contribuire alla massima diffusione di tale documento, in preparazione della MANIFESTAZIONE NAZIONALE che si terrà a Roma il prossimo 11 dicembre e di cui renderemo noti, appena possibile, gli aspetti logistico organizzativi.
Per proseguire la mobilitazione nazionale dei precari della scuola, il Coordinamento Precari Scuolanazionale (CPS) organizza un presidio davanti alle sedi giornalistiche della R.A.I. (Radio Televisione Italiana) in tutte le Regioni d'Italia per Venerdì 6 Novembre.
I coordinamenti e le reti dei precari della scuola della Toscana appoggiano e rilanciano l'assedio alle redazioni regionali della TV pubblica per chiedere ai mezzi di informazione maggiore attenzione verso i problemi del precariato e verso la condizione della scuola pubblica. I precari e le precarie della scuola sono oggetto del più grosso licenziamento di massa della storia delle Repubblica, mentre la miseria economica della scuola pubblica italiana impedisce di assicurareun’istruzione di qualità e delle pari opportunità formative a causa dei tagli al personale, dell'enormità del numero di alunni per classe, dell’illegalità edilizia delle aule e dell'azzeramento delle risorse del Fondo d'Istituto delle scuole: tutto questo trova ben poca risonanza sui mezzi di informazione locali e nazionali.
Il governo vuole cancellare il futuro di docenti precari e studenti
La stampa non cancelli la scuola!!!
L’informazione ci vuole, ma non basta! I precari e le precarie della scuola chiedono:
ØIl ritiro dei tagli alla scuola previsti dalla legge 133/2008 e un consistente investimento di risorse per la scuola pubblica statale
ØIl ritiro della riforma degli istituti tecnici e professionali e dei licei
ØIl ritiro del disegno di legge Aprea
ØIl ripristino delle compresenze nella scuola elementare e la valorizzazione del tempo pieno
ØUn piano di assunzione a tempo indeterminato di tutte/i le/i precarie/i della scuola
ØLa non conversione in legge del decreto “salvaprecari”
ØEquiparazione dei diritti delle/dei docenti a tempo determinato con quelli delle/dei docenti a tempo indeterminato
ØRiconoscimento degli scatti di anzianità a tutto il personale precario della scuola e non, attualmente riconosciuti alle/ai sole/i docenti di religione
ØLe dimissioni della ministra Gelmini per manifesta incompetenza in materia di scuola
Il documento del Cordinamento Precari Scuola Nazionale:
IL CPS CONTRO L’OSCURAMENTO MEDIATICO
Il CPS Coordinamento Precari Scuola indice per venerdì 6 novembre un sit-in contemporaneo in tutta Italia davanti alle sedi regionali della RAI per protestare contro l’oscuramento mediatico di cui siamo stati vittime.
Dalla fine di agosto, i precari di tutta Italia si sono mobilitati per protestare contro i tagli all’istruzione. In realtà, la nostra lotta per la difesa della scuola pubblica e del nostro posto di lavoro dura da più di un anno, da quando, cioè, si è palesato il progetto del governo di smantellare il sistema pubblico di istruzione, formazione e ricerca. Lo scempio che ora è sotto gli occhi di tutti era prevedibile fin da allora, da quando, con la Legge 133, il governo ha deciso di tagliare 8 miliardi di euro alla scuola, con conseguente riduzione dell’organico di 87.000 docenti e 43.000 ATA in tre anni. Il destino di noi precari, da allora, è segnato: una parte consistente di noi verrà estromessa definitivamente dal mondo della scuola.
La drammaticità della nostra situazione, però, è stata taciuta dai mezzi di informazione. Per rompere il muro di silenzio che per lungo tempo ha circondato le nostre mobilitazioni, abbiamo dovuto mettere in atto le forme più eclatanti di protesta, dalle occupazioni dei provveditorati ai presìdi permanenti, dagli incatenamenti agli scioperi della fame. Siamo dovuti ricorrere a forme di mobilitazione ad alto impatto mediatico, per avere i riflettori puntati su di noi per qualche giorno. Ma, passati i momenti più “caldi”, è calato nuovamente il sipario sul precariato scolastico. Persino la nostra manifestazione nazionale del 3 ottobre, salvo rare eccezioni, è passata sotto silenzio ed è stata completamente oscurata proprio dalla manifestazione per la libertà d’informazione. Certo, non sono mancate interviste, foto, riprese, ma di tutto questo materiale ben poco è stato effettivamente mandato in onda dalle televisioni o pubblicato sui giornali. Se si è parlato di scuola, lo si è fatto per lo più facendo sentire una sola campana, quella del governo e del ministro dell’istruzione, che mistificano la realtà e presentano come provvidenziali provvedimenti che in realtà distruggono la scuola.
Se i mezzi d’informazione si occupassero costantemente della scuola, raccontando ciò che veramente sta accadendo, dietro i grembiulini, il voto in condotta e il “salvaprecari”, non avremmo bisogno di salire sui tetti o di metterci in mutande davanti ai provveditorati.
Chiediamo, dunque, alla stampa e ai mezzi d’informazione di raccontare il paese reale, non quello delle “escort” e dei festini, ma quello delle lotte sociali e delle mobilitazioni dei lavoratori. Noi continueremo la nostra battaglia per il ritiro dei tagli, per la difesa del diritto al lavoro e del diritto allo studio sanciti dalla Costituzione, e lo faremo mettendo in campo tutte le forme di mobilitazione che riterremo opportune. Chiediamo dunque che, diversamente da quanto accaduto sino ad ora, i mezzi d’informazione diano adeguato spazio alla voce dei precari ed invitiamo ad aderire e partecipare al sit-in non solo il mondo della scuola, ma anche la società civile e tutte quelle forze che hanno a cuore la difesa della democrazia, della Costituzione e della scuola pubblica. La scuola pubblica è un patrimonio inestimabile di tutta la società e costituisce, forse, l’ultimo baluardo di democrazia nel nostro paese. La sua difesa, pertanto, è interesse di tutti, non solo dei precari, ed è per questo che i media hanno il dovere di informare.
VENERDI’ 9 – SABATO 10 OTTOBRE in piazza Annigoni – davanti al mercato di piazza Ghiberti in S.Ambrogio
I precari della scuola chiamano studenti, genitori, lavoratori, cittadini ad una due giorni di lotta, confronto, divertimento e discussione
Al terremoto della scuola pubblica provocato dai tagli indiscriminati Tremonti-Gelmini rispondiamo costruendo la tendopoli precaria Dalle macerie del presente edifichiamo la scuola-piazza del futuro Mettiamo in circolo le nostre conoscenze, idee, iniziative
VENERDI’ 9
ore 15 – COSTRUIAMO LA TENDOPOLI PRECARIA: la Gelmini ci caccia dalla scuola? E noi andiamo in piazza!
ore 16 – SFIDA IL DOCENTE: FAI IL PIENO DI SAPERE! Docenti precari a disposizione degli studenti che hanno un dubbio da chiarire, un quesito da porre, un argomento da approfondire…
ore 17 - ASSEMBLEA: COME TI DISTRUGGO LA SCUOLA PUBBLICA. Un confronto tra docenti, studenti, genitori, lavoratori sullo stato attuale dell’istruzione pubblica e sulla sua difesa.
ore 19 – ORA DI RICREAZIONE: apericena con musica e intrattenimento teatrale.
ore 21 – MUSICA IN PIAZZA: si canta e si balla con i TERRA TERRA, i FLORENCE OLD JAZZ BAND e la musica di strada
SABATO 10
ore 10 – DOCENTI AL MERCATO: i precari incontrano i cittadini al mercato di S.Ambrogio
ore 15 – MOSTRA di illustrazioni e fumetti
ore 16 – LABORATORI PER BAMBINI: disegni, giochi, letture per i più piccoli
in contemporanea:
SFIDA IL DOCENTE: FAI IL PIENO DI SAPERE! Docenti precari a disposizione degli studenti che hanno un dubbio da chiarire, un quesito da porre, un argomento da approfondire…
ore 17 – ASSEMBLEA: COME TI SALVO LA SCUOLA PUBBLICA. Facciamo il punto tra docenti, studenti, genitori, lavoratori sulle iniziative di lotta passate, presenti e future
Inoltre: BOOK CROSSING di libri scolastici; banchini con MATERIALE INFORMATIVO
Il Coordinamento Insegnanti Precarie/i e Inoccupate/i CIPì organizza
Mercoledì 30 settembre alle ore 17:00 un presidio presso il cavalcavia davanti all'ingresso della Fortezza da Basso. Esporremo uno striscione in difesa della scuola pubblica, gravemente minacciata dalle politiche del governo e per promuovere la manifestazione nazionale delle/dei docenti precarie/i del 3 ottobre a Roma.
42.000 docenti in meno in quest’anno scolastico; 90.000 docenti in meno entro il 2012; 45.000 tecnici-amministrativi in meno entro il 2012.
Il più grande licenziamento in tronco della storia della Repubblica italiana.
La scuola voluta a suon di tagli indiscriminati dalla ministra Gelmini è
più inefficiente: è difficile pensare che diminuire finanziamenti e personale mentre aumenta il numero degli studenti iscritti migliori il funzionamento della vita scolastica!
più scadente: più alunni per classe (fino a un massimo di 33), meno ore di lezione e più ore di lavoro dei docenti occupati (da 18 a 24). Che fine faranno la qualità della didattica, il rapporto educativo, l’accuratezza della valutazione, la disciplina?
più insicura: con l’incremento del numero degli studenti per classe le norme di sicurezza indicate dalla legge 626 saranno sistematicamente violate.
Si aumentano dell’11% le spese militari, ma si tagliano di otto miliardi di euro quelle destinate alla pubblica istruzione. Grazie alla Gelmini, la percentuale del PIL che l’Italia investe nella pubblica istruzione è la più bassa di tutti i paesi dell’OCSE (il 3,9% contro una media del 5,5%) proprio mentre l’OCSE indica l’investimento nella formazione come l’unica via d’uscita dalla crisi planetaria.In gioco non ci sono “solo” 150.000 posti di lavoro (e scusate se è poco) tra docenti e personale tecnico amministrativo cancellati in nome del risparmio a senso unico, ma anche e soprattutto la sopravvivenza stessa di un sistema di istruzione pubblico.
Il paese ha bisogno della scuola pubblica,
la scuola pubblica ha bisogno di docenti.
SABATO 3 OTTOBRE a ROMA
MANIFESTAZIONE NAZIONALE
per la difesa e il rilancio della scuola pubblica
Pullman in partenza dal Saschall alle 9,30 - prezzo 12 euro per precarie/i e disoccupate/i, 19 per occupati.
Per informazioni e prenotazioni:
francesca: francesca.dyma@gmail.com -
simona: simona_mazzoni@yahoo.it
oppure telefonare a: francesca: 335 6343716 - simona: 340 6728818
CIPI’ Collettivo insegnanti precari e/o inoccupati Firenze
Il Coordinamento Insegnanti Precarie/i e Inoccupate/i di Firenze CIPì aderisce e partecipa alla manifestazione nazionale dei precari e delle precarie della scuola indetta dal CPS (Coordinamento Precari Scuola) per il giorno 3 ottobre · Per il blocco dei tagli · Per la stabilizzazione del personale precario · Per una scuola pubblica, laica, di qualità, per tutte e tutti · Perché più scuola è uguale a più democrazia
CIPì organizza la trasferta a Roma in pullmann: la partenza è prevista sabato 3 alle ore 9:30 dal Saschall. Per informazioni e prenotazioni cipiscuola@gmail.com Francesca: 3356343716 Simona: 3406728818
Il/la docente precario/a: chi è? E’ quel/la docente che non ha un posto (fisso) in una scuola (fissa), bensì viene chiamato dalla scuola che ne ha bisogno per un incarico annuale o più breve. Quando un posto fisso è vacante (per es. in seguito ad un pensionamento) e nessun insegnante viene assunto dallo Stato per ri-occuparlo, allora esso viene coperto da un/a docente precario/a con incarico annuale. Quando invece un docente si assenta temporaneamente per vari motivi (per es. una gravidanza) allora viene chiamato un/a docente precario/a con incarico temporaneo. Tutte/i le/i docenti precarie/i sono inserite/i in una graduatoria provinciale pubblica alla quale si accede solo in seguito al conseguimento di una abilitazione all'insegnamento.
Siccome lo Stato per risparmiare copre con nuove assunzioni solo una minima percentuale dei posti vacanti, negli ultimi anni il numero delle/dei precarie/i nelle scuole è enormemente lievitato.
Come si vede, i/le docenti precari non costituiscono una eccedenza rispetto al numero degli insegnanti necessari al normale funzionamento della scuola: al contrario, sono una componente indispensabile senza la quale, semplicemente, la scuola non potrebbe andare avanti. Pensate infatti che cosa accadrebbe se le cattedre dei docenti che vanno in pensione rimanessero vacanti o se nessuno provvedesse a sostituire l’insegnante che si assenta per una gravidanza, tanto per fare un esempio.
E' su queste risorse essenziali che la ministra Gelmini ha operato il suo taglio dissennato. Come ha fatto? Semplice: ha messo più alunni in ogni classe (fino a un massimo di 33), ha ridotto le ore di lezione (per es. 2 ore in meno di materie letterarie alle medie) e ha aumentato le ore di lavoro dei docenti occupati (da 18 a 24). Ha ottenuto così una drastica diminuzione del numero dei posti disponibili nella scuola.
Risultato: 40.000 docenti precari senza lavoro in quest'anno scolastico; 150.000 previsti entro il 2011. Il più grande licenziamento in tronco della storia della Repubblica italiana. In tronco: perché i docenti precari in quanto non-assunti godono solo di non-diritti e li si può utilizzare e rottamare a piacimento secondo le esigenze del governo di turno.
Perché la Gelmini ha operato questi tagli dissennati? Certo non per migliorare l’efficienza della scuola pubblica. E’ difficile pensare che diminuire i finanziamenti e il personale migliori il funzionamento della vita scolastica. Certo non per migliorarne la qualità. Con 30-35 studenti per classe la qualità della didattica, il rapporto educativo, la valutazione, la disciplina: che fine faranno? Certo non per aumentarne la sicurezza. Con l’incremento del numero degli studenti per classe le norme di sicurezza indicate dalla legge 626 saranno sistematicamente violate.
La scuola della Gelmini è più inefficiente, più scadente, più insicura di prima.
La ragione di tanto sfacelo è una sola: il risparmio. Un risparmio a senso unico - si aumentano dell’11% le spese militari, ma si tagliano di otto miliardi di euro (sì, avete capito bene: otto miliardi di euri) quelle destinate alla pubblica istruzione. Un risparmio mirato. La distruzione della scuola pubblica e la privatizzazione dell’intero sistema scolastico sono le linee-guida della politica scelerata del governo.
Grazie alla Gelmini, la percentuale del PIL che l’Italia investe nella pubblica istruzione è la più bassa di tutti i paesi dell’OCSE (il 3,9% contro una media del 5,5%) proprio mentre l’OCSE indica l’investimento nella formazione come l’unica via d’uscita dalla crisi planetaria.
E allora in gioco non ci sono “solo” 150.000 posti di lavoro (e scusate se è poco) cancellati in nome del risparmio a senso unico, ma anche e soprattutto la sopravvivenza stessa di un sistema di istruzione pubblico, baluardo indispensabile contro la barbarie dilagante e l’ignoranza di regime.
Il Cnpi da' parere negativo al Regolamento delle scuole materne, elementari e medie. Il ministero: 'Riformeremo il Consiglio nazionale' FLAVIA AMABILE su "La Stampa" del 14/02/09
Finora a bocciare il ministro dell’Istruzione Maria Stella Gelmini e la sua riforma della scuola dell’infanzia e del primo ciclo di istruzione, erano stati soltanto i sindacati e l’opposizione. Ora invece è arrivata una bocciatura anche da parte del Consiglio Nazionale della Pubblica Istruzione, organo dello stesso Ministero, che liquida il Regolamento con alcuni giudizi molto severi: «non coerente» con l’autonomia scolastica, «compromette l’efficacia dell’offerta formativa», «non garantisce pari opportunità di offerta e di scelta sull’intero territorio nazionale» e renderà difficile soddisfare le aspettative delle famiglie sui tempi offerti dalle singole scuole. Detto in altre parole: mamme e papà potrete dire addio al tempo pieno. A meno di miracoli come l’improvviso arrivo di finanziamenti straordinari.
Dal ministero rispondono al giudizio del Consiglio ricordando che «il Cnpi è un organo con funzioni meramente consultive, e che comunque mai ha accolto con favore una riforma scolastica perché è un organo conservatore, teso a difendere lo status quo». E, quindi, aggiungono, «bisognerà rivedere la sua composizione, riformarlo in modo da rendere meno politico e sindacale il suo contributo, aumentando invece il carattere tecnico dei suoi pareri».
Il Consiglio Nazionale della Pubblica Istruzione, infatti, è un organo nato nel 1974. Ha come funzione quella di fornire una consulenza tecnico-professionale al ministro, a volte su richiesta del ministro, altre volte perché obbligato a farlo. Presidente è lo stesso ministro della Pubblica Istruzione, ed è composto da 74 consiglieri, la maggior parte eletti dalle varie categorie del personale scolastico.
Il 17 novembre scorso i consiglieri avevano già espresso «fermo dissenso e viva preoccupazione sulle scelte operate» dal ministro Gelmini in materia di maestro unico e orario di 24 ore settimanali, che avrebbero provocato - denunciavano i consiglieri del ministro - «una destrutturazione del sistema scolastico pubblico ed una netta riduzione quantitativa e qualitativa dell’offerta formativa». E quindi avevano chiesto «una profonda revisione dei provvedimenti adottati» ed un coinvolgimento nelle future decisioni.
Il 29 dicembre il ministro accetta, almeno in parte, le loro richieste. Invia al Consiglio una nota con il Regolamento approvato e chiede il loro parere. Il parere arriva un mese e mezzo dopo, il 12 febbraio, ed è una bocciatura a 360 gradi dei provvedimenti del ministro dell’Istruzione. Bocciato «l’azzeramento delle compresenze e di fatto di tutte le forme di utilizzo del personale docente in compiti diversi dall’insegnamento frontale» che «influisce pesantemente sulla qualità dell’offerta formativa» e «induce a ricercare risorse compensative esterne», e quindi gli studenti avranno insegnanti sempre meno garantiti e non necessariamente adeguati alle discipline da insegnare.
Bocciata l’introduzione dei cambiamenti anche dalle classi successive alla prima «non tenendo conto delle scelte organizzative e didattiche della scuola, delle scelte già operate dalle famiglie, della prassi consolidata di una graduale implementazione di modifiche ordinamentali». Il modello delle 24 ore settimanali «diventa, da subito, il modello della suola pubblica. In tal modo si rendono residuali gli altri modelli». E, quindi, i consiglieri conludono la loro relazione rilevando che sui tempi scuola il Regolamento «possa alimentare nelle famiglie aspettative che, in assenza di congrue e correlate risorse, potranno difficilmente essere soddisfatte, mettendo la scuola nella difficile situazione di dover riorientare le scelte e riorganizzare l’offerta».